“Il primo grande demotivatore è il mito del talento, sempre più diffuso nella nostra società.”
Pietro Trabucchi, psicologo sportivo
Una delle peggiori credenze limitanti: i più bravi riescono senza impegnarsi.
A scuola, al lavoro o durante il tempo libero, spesso le persone smettono di applicarsi in una materia o ambito prematuramente perché attribuiscono un significato particolare alla relazione tra impegno necessario e abilità. Di tali significati parla la psicologa Angelica Moè, che si occupa di motivazione, notando che non di rado le forme di “ritiro dall’impegno” su un’attività vengono originate da un certo tipo di credenza, detta modalità statica: “i bravi in qualcosa riescono senza impegnarsi, e se mi impegno molto dimostro che sono incapace”. Atteggiamenti mentali simili (diffusi soprattutto tra gli adolescenti ma non solo, che possono nascondere la paura di sbagliare), possono far pensare che i più bravi in un ambito siano fortunati perché hanno buoni geni e non si devono impegnare tanto quanto i meno dotati per natura. O possono portare a fare confronti sterili con altri più bravi, in quanto non si saprà mai con certezza quante ore questi si sono applicati precedentemente in un ambito, il metodo e il tipo di strategie per superare le difficoltà e gli errori.