Anche i giganti hanno paura

“Ogni volta che assisti a un importante successo professionale, significa che qualcuno ha corso un rischio”

Peter Drucker

 

La paura e l’imperfezione sono la norma: l’abbaglio del dover essere sempre vincenti.

Molte persone spesso si preoccupano così tanto di apparire vincenti e distese che si dimenticano che il percorso del successo è lastricato di incertezze e fallimenti, i quali ci aiutano a imparare e crescere. Ma di tutto il ‘pacchetto’ ci ricordiamo di frequente solo della parte migliore. Si tende a dire, oggi come ieri “quell’uomo è da ammirare, non fa mai un errore”, tanto che si coltiva l’ideale irrealistico dell’infallibilità, che diventa fuorviante e controproducente quando nel suo estremo porta a non perdonare gli errori degli altri, e nemmeno i propri. Una delle conseguenze può essere l’incremento della paura di sbagliare, portando le persone a volte all’immobilismo, al rinunciare a rischiare per evolvere, o a provare a uscire dalla propria comoda area di comfort.

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I segreti del successo?

“Chi non riesce ad accettare una sconfitta, non riuscirà mai a vincere”

Winston Churchill

 

Ci sono scorciatoie per il successo? Molti ne parlano e vendono i loro “segreti” in libri o video-corsi.

Forse in fondo i segreti per il successo li sappiamo tutti. Costanza, determinazione, non avere paura di fare fatica e qualche sacrificio, saper timbrare il cartellino anche più tardi dell’orario se serve. Il resto probabilmente sono dettagli.

Scorciatoie temporali.

Per riuscire a risparmiare tempo, a volte forse bisogna investirne un po’. Organizzarsi bene il tempo richiede tempo per farsi delle tabelle di marcia con i propri obiettivi e una scala di priorità. E  tempo per valutare i risultati, l’efficienza della propria organizzazione, riaggiustare il tiro su obiettivi e priorità. E tempo per provare nuove strategie di gestione del tempo.

Obiettivi realistici e in positivo.

Il modo migliore per deluderci è porci degli obiettivi troppo ambiziosi. La probabilità di non realizzarli sarà alta, e quasi sicura la nostra delusione. Non saremo stati poco bravi nel compito, ma nel porci l’obiettivo. Non bisogna rinunciare del tutto a un dato obiettivo, ma se è il caso diamoci più tempo o spezzettiamo in obiettivi più raggiungibili. Come diceva Einstein: “se un problema è grosso, fallo a pezzi”. Inoltre pare che il cervello non distingua le entità in negativo. E’ sempre meglio porsi gli obiettivi in positivo. Evitiamo il desiderio di non sbagliare, che ci può far focalizzare sugli errori, ma poniamoci l’obiettivo di riuscire.

Ispirarsi ma non imitare.

Ci dicono da sempre di osservare i modelli di eccellenza. Il che è utilissimo. Però ispirarsi ai grandi non vuol dire fare le cose esattamente come loro, ma solo imparare quello che possiamo e poi mettere in pratica sviluppando il nostro stile personale.

Il rapporto con gli errori e gli insuccessi.

“La vita non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con ciò che ci accade”, diceva Aldous Huxley. Quindi possiamo rinunciare perché abbiamo fallito, e non provare più. Sicuramente non provare di nuovo ci eviterà un altro insuccesso, ma anche la possibilità di realizzare il nostro obiettivo. E’ utile imparare a considerare gli errori come opportunità per quello che ci insegnano, e integrare tale insegnamento nei nostri successivi tentativi.