Sbaglio quindi sono?

La certezza delle azioni nell’incertezza di un mondo che cambia.

 

“Se vuoi vedere, impara ad agire”

Heinz von Foerster

 

Possiamo evitare di sbagliare? Possiamo basare le nostre decisioni sulla logica e sui calcoli e prevedere gli scenari dove andremo a muoverci (il mercato?) e il comportamento delle persone?

La frase di Descartes rappresenta la cultura dominante del mondo moderno ispirata alla predominanza della ragione e alla certezza delle scienze: “Io penso, dunque sono”. La consulente aziendale Anna Zanardi fa notare (Il coraggio di essere stupidi, 2011) che l’uomo è anche un essere che dubita, comprende, afferma, nega, vuole, rifiuta, desidera, che immagina e sente. E fa notare che la logica cartesiana è crollata con la nuova fisica degli anni ’30 del secolo scorso, che ha minato la certezza di conoscere il mondo “così com’è”: la scienza ha ammesso che l’oggettività assoluta e la prevedibilità matematica dei fenomeni sono pura illusione.

Nei rapporti con clienti e fornitori l’incertezza di conoscere il mondo così com’è ci suggerisce che non esistono ragione e torto certi, ma le nostre opinioni sul mondo. Inoltre, non possiamo fidarci della razionalità nello spiegare scelte e decisioni, né nostre né dei nostri interlocutori, né prevederle.

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Stati d’animo relativi all’isolamento: Proattività e Resilienza

“La vita non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con ciò che ci accade” – Aldous Huxley

 

Diversi studi su riviste scientifiche, come la rassegna di Brooks e colleghi su Lancet del 26 febbraio 2020, parlano degli effetti psicologici della quarantena. Possono emergere confusione, rabbia, solitudine, impotenza, mancanza di controllo.

Ci può aiutare un cambio di mindset (atteggiamento mentale), da cui possono scaturire emozioni diverse. Non potendo evitare la quarantena o l’isolamento, possiamo focalizzarci su come utilizzare al meglio il tempo. Una persona proattiva affronta i problemi ponendo attenzione alle soluzioni, non si lamenta ma si assume le sue responsabilità, e pensa alla condivisione con gli altri come opportunità. Seguono brevi spunti, senza la pretesa di essere esaustivi, né di risolvere problemi psicologici di una certa entità.

 

PROBLEMA: SENSO DI PRIGIONIA.

Chi è costretto a vivere sotto scorta sa che l’isolamento è difficile, soprattutto all’inizio. Come il giornalista Roberto Saviano, che in un’intervista rilasciata a Fabio Fazio ha dichiarato che, dalla seconda settimana in poi è passato a riconsiderare il senso di prigionia e associare all’isolamento sensazioni più piacevoli, legate al senso di protezione. Alla best practice di Saviano possiamo ispirarci anche noi per affrontare al meglio l’isolamento dovuto alla pandemia e vivere al meglio il tempo in casa, riscoprendo le attività piacevoli e l’atteggiamento di chi sa di essere in un ambiente protettivo.

Una soluzione possibile: dal senso di prigionia al senso di protezione.

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Anche i giganti hanno paura

“Ogni volta che assisti a un importante successo professionale, significa che qualcuno ha corso un rischio”

Peter Drucker

 

La paura e l’imperfezione sono la norma: l’abbaglio del dover essere sempre vincenti.

Molte persone spesso si preoccupano così tanto di apparire vincenti e distese che si dimenticano che il percorso del successo è lastricato di incertezze e fallimenti, i quali ci aiutano a imparare e crescere. Ma di tutto il ‘pacchetto’ ci ricordiamo di frequente solo della parte migliore. Si tende a dire, oggi come ieri “quell’uomo è da ammirare, non fa mai un errore”, tanto che si coltiva l’ideale irrealistico dell’infallibilità, che diventa fuorviante e controproducente quando nel suo estremo porta a non perdonare gli errori degli altri, e nemmeno i propri. Una delle conseguenze può essere l’incremento della paura di sbagliare, portando le persone a volte all’immobilismo, al rinunciare a rischiare per evolvere, o a provare a uscire dalla propria comoda area di comfort.

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