Le 13 Virtù di Franklin e il Superamento dei Propri Limiti | Parte I

“Iniziare un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi”

Roberto Benigni

L’uomo come misura di tutti i limiti1.

L’uomo in tutti i tempi ha sempre cercato di progredire, singolarmente o all’interno di una comunità, migliorando se stesso e superando i propri limiti. Chi stabilisce quali sono questi limiti? Ci sono limiti fisici, contestuali, culturali, sociali, umani, ideali. L’uomo stesso conosce e costruisce i propri limiti. Attraverso l’attività di esplorazione egli costruisce una mappa del mondo che modifica con l’esperienza stessa. Per lui in un dato momento, come affermava il filosofo e matematico polacco Alfred Korzibsky “La mappa non è il territorio”. La sua rappresentazione del mondo non corrisponde al mondo. Il filosofo greco Protagora, in una sua celebre affermazione, notava che l’uomo è la misura di tutte le cose. Allora i limiti di tale mappa sono anche quelli introdotti dallo sguardo della persona e dalla direzione in cui guarda, e non solo quelli fisici del territorio.

Il genere umano ha sempre cercato di superare i propri limiti fisici, imparando ad esempio a volare con delle estensioni alla propria persona (deltaplano, aereo, etc.). E da sempre l’uomo ha cercato di superare i limiti imposti dal contesto e da una data comunità, e da egli stesso, dal suo carattere.

Un carattere o una personalità, o i geni, sono limiti che possono predire quello che una persona farà e dove arriverà?

Ci sono persone che sono partite con premesse caratteriali o sociali sfavorevoli alla propria realizzazione in un dato contesto storico-culturale. Tuttavia la storia è piena di gente che, osservata in un dato momento della sua vita attraverso il suo status sociale e le sue prestazioni, non sarebbe stata riconosciuta da amici e parenti in un momento successivo della propria vita. Come ad esempio lo scrittore George Bernard Shaw, timido e timoroso in adolescenza, che divenne un ardito oratore, e i burberi Washington e Franklin, padri fondatori degli Stati Uniti, che addolcirono il loro carattere e divennero piacevolissime persone. E molti altri.

 

1.La frase è liberamente adattata da quella di Protagora “L’uomo è misura di tutte le cose”.

 

I limiti dati dagli altri: “lascia perdere, non fa per te”.

Un giorno un operaio napoletano, che desiderava tanto diventare un cantante, ricevette dal suo maestro di canto il responso sulle sue reali possibilità di riuscita. Non era portato e non aveva voce, a quanto pareva, e non sarebbe mai diventato un cantante. La sua voce assomigliava al vento che passa attraverso le imposte. Il maestro di canto avrà ‘giustamente’ pensato che non è giusto dare false speranze alle persone e illuderle. La madre invece abbracciava e lodava il ragazzino, e gli diceva che era sicura che avrebbe potuto fare il cantante, che aveva già fatto passi avanti, e si sacrificò per pagargli le lezioni. Questa è una delle storie raccontate dal famoso formatore Dale Carnegie, che passò la vita aiutando gli altri a migliorare le proprie abilità sociali e la qualità della propria esistenza. Egli studiava le biografie dei personaggi influenti e famosi del passato, e intervistava quelli in vita, per capire come alcune persone riuscissero ad eccellere in qualche abilità. Da una parte nella sua ricerca scoprì cosa facevano le persone abili socialmente, dall’altra dimostrava come molte di loro avessero acquisito tali abilità, e che non le avessero sempre avute, alla faccia della predizione che ci si aspetta dai test attitudinali sofisticati dei nostri tempi! Una delle tante prove raccolte da Carnegie sulla incredibile capacità delle persone di sviluppare doti eccezionali dal nulla è la storia dello ‘stonato’ operaio napoletano citato poco sopra, che altri non era se non Enrico Caruso, divenuto il più grande cantante d’opera del suo tempo.

Sui limiti che gli altri ci impongono, come aveva fatto il primo maestro di canto di Caruso, viene in mente il film del regista Gabriele Muccino Alla ricerca della felicità, con protagonista Will Smith. Il padre dice al figlio che non è portato per la pallacanestro, dato che lui stesso non è mai stato un granché. Poi sembra cambiare idea, vedendo il figlio rattristarsi: “Ehi! Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno… tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto”…

… tra una settimana circa il post con la seconda parte.

 

Giovanni Iacoviello

giovanni.iacoviello@gmail.com

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