Essere se stessi… vuol dire cambiare? – parte seconda

Apprendimento, esperienze nuove, improvvisazione e creatività.

“A 20 anni come a 80, chi cessa di imparare è un vecchio, chi continua ad imparare è giovane. La cosa più importante nella vita è questa: mantenere elastica la mente” – Recitava Henry Ford.

A volte la paura viene affrontata evitando ciò che temiamo. Questo può portare però a dei rimpianti, come ad esempio alla mancata possibilità di apprendere cose nuove, “cambiare marcia” nella vita o nel lavoro e allargare la nostra “area di comfort”, quell’insieme di luoghi e situazioni in cui ci muoviamo a nostro agio, soprattutto perché ne abbiamo esperienza e abbiamo quindi la consapevolezza di poterli gestire.

A volte la credenza di avere raggiunto la perfezione in una data arte e l’eccessiva sicurezza su un argomento possono portare a pensare che non abbiamo bisogno di apportare più nulla ai nostri saperi e alle nostre abilità. E con questo atteggiamento potremmo precluderci potenziali nuove esperienze, appaganti e arricchenti, e limitare la nostra crescita personale e professionale. Quando ci sentiamo troppo sicuri su un dato argomento o abilità, forse è il momento in cui siamo più vulnerabili e meno adattabili ai cambiamenti.

Per partito preso potremmo credere inoltre di non aver bisogno di frequentare luoghi, persone e locali nuovi, di provare corsi, sport, musica, cinema, cucine diverse. Variare le nostre esperienze e modificare le nostre abitudini, però, per alcuni favorirebbe la creatività, aumentando il repertorio di scelte possibili. Inoltre affrontare le situazioni nuove ci rende più bravi a improvvisare, e a gestire gli imprevisti. Potremmo dire che ogni attività sia costituita da una parte di preparazione e da una di improvvisazione. Il formatore Dale Carnegie insegnava, riguardo al parlare in pubblico, che le due cose sono tra loro collegate. Sosteneva che la capacità di improvvisare nei discorsi non è un talento innato, ma è un’abilità che può essere sviluppata da tutti, ed essa ci aiuta a migliorare molto anche la gestione dei discorsi preparati.

Nel provare cose nuove ci possiamo sentire in imbarazzo, non naturali, o come chi cammina su un terreno non noto. Anche se si modifica gradualmente l’immagine che si ha di sé, questa nel corso degli anni si modificherebbe comunque. Più ci si allena ad esplorare nuove situazioni e più aumenta la percezione della propria capacità di gestirle. E si arricchisce la propria vita.

 

Coerenza a tutti i costi… prevale l’immagine da dare o la buona pratica?

Lo studioso americano Robert Cialdini, esperto sul tema della persuasione, afferma: “per lo più ce la caviamo meglio quando affrontiamo le cose armati di coerenza; in caso contrario siamo esposti a tutti i colpi di vento. Ma, proprio per questi vantaggi generali, è facile cadere nell’abitudine di mantenere la coerenza in maniera automatica, anche in situazioni in cui sarebbe meglio non farlo”. Nel suo libro più famoso egli elenca delle strategie utilizzate dai persuasori di professione, a volte non etiche, per utilizzare il nostro impegno e la nostra coerenza contro di noi. Cita come esempio la strategia del “colpo basso”, laddove uno sconto o vantaggio che ci ha convinti a comprare ci viene tolto con garbo in fase di chiusura dell’affare. Dopo che abbiamo preso degli impegni per concludere la transazione, molti di noi all’informazione che il calcolo dello sconto è da ricalcolare perché errato mantengono comunque l’accordo, pensando che l’errore sia stato compiuto in buona fede.

L’autore ci spiega come la coerenza sia molto apprezzata nella nostra cultura, sintomo di solidità personale e alla base dell’onestà, mentre l’incoerenza sia normalmente considerata un tratto di personalità negativo. L’incoerente sarebbe spesso giudicato bugiardo, pasticcione, o addirittura instabile mentalmente.

Ci sono situazioni in cui però la nostra coerenza può essere dannosa, come aveva indicato Cialdini. A volte siamo cocciuti su una nostra posizione, anche quando siamo consapevoli che la scelta opposta sarebbe più utile. In quel momento forse in noi prevale l’importanza di mostrarci coerenti a tutti i costi a scapito dell’agire in maniera utile, per noi e magari anche per gli altri. Sono quelle volte in cui magari non troviamo un accordo per un affare perché non riusciamo a tornare indietro sui nostri passi per orgoglio, o a fare la pace con una persona con cui abbiamo litigato perché temiamo di perdere il nostro presunto potere.  Quando il nostro pensiero è rivolto all’immagine che diamo di noi, ci si potrebbe chiedere se nei nostri valori prevalga quello estetico, o prevalga l’utilità che possiamo raggiungere con una nostra decisione per noi e per gli altri. In questo ultimo caso, potremmo perseguire il massimo vantaggio reciproco cambiando idea. Magari valutando che in quella situazione fare l’opposto di quello che avevamo ricavato da un altro punto di vista, che ora realizziamo non essere l’unico, è la scelta più efficace. E allora potremmo dire, d’accordo con Cialdini, che probabilmente per buona parte delle volte è utile e corretto essere coerenti. E che però, ad una coerenza assoluta qualsiasi cosa accada, sia preferibile un po’ di elasticità mentale e adattamento, e poter scegliere quando la situazione lo richiede di cambiare idea.

 

Giovanni Iacoviello

giovanni.iacoviello@gmail.com

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